“Il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi”. Dio è il “re”, noi siamo “i servi”. Verrà il giorno in cui Dio vorrà “regolare i conti” con ciascuno di noi. – “…gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti”. “diecimila talenti” sono un grosso debito”, che sta a raffigurare i nostri innumerevoli peccati, con i quali abbiamo contratto un grosso debito verso il Signore.

“Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui, …, e così saldasse il debito”; col grosso debito dei nostri peccati, noi non saremmo potuti  entrare in Paradiso..

“Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare  e gli condonò il debito”. Anche noi, col dolore dei nostri peccati e col proposito di non commetterli più, ci siamo presentati ad un sacerdote per confessarli; e Dio ha avuto compassione di noi, ha guardato ai meriti del suo Figlio Gesù, che ha offerto la sua vita sulla croce in remissione dei peccati. “Dio, ricco  di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati”: “propter nimiam caritatem suam= per il suo troppo grande amore” (Ef 2,4).

“Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo  e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito”. Riguardo a noi, forse c’è una persona che ha un “debito” verso di noi, ma  di “cento denari”, di tante parole che ci hanno fatto male, di azioni cattive… E verso quella persona siamo chiusi, abbiamo risentimento, non le parliamo, la evitiamo; E poi diciamo: “io ho ragione e lui/lei ha torto”. E certe situazioni di non perdono, incancreniscono per anni; forse si arriva alla morte senza aver rivolto più la parola …

“Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo  e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno così come io ho avuto pietà di te?”. Se Dio ha perdonato “diecimila” peccati, io devo perdonare  “cento” offese. Se Dio mi perdona e io non perdono, vuol dire, in pratica,  che io mi farei più grande di Dio: vuol dire che io commetto un peccato smisurato di ignoranza e di orgoglio.

“Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto”. Il padrone è stato giusto. Dio è giusto: Lui che è Dio ha perdonato; io che non sono Dio non perdono: è giusto che io incorra nella giustizia di Dio: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”. Se non perdono, ritornano davanti a Dio tutti i peccati che aveva perdonato. E dovremmo “restituire tutto il dovuto”, in purgatorio e  – Dio non voglia! – all’inferno. 

E’ evidente che, senza la fede in Dio, giusto e misericordioso: senza il timore del giudizio di Dio; senza l’esperienza del proprio peccato e di essere perdonati da Dio, il perdono al nostro simile diventa inconcepibile e impossibile. Il perdono è un atto che Gesù può richiedere ai suoi discepoli, da lui ammaestrati e da lui sorretti con la Grazia. Il mondo, che con riconosce Dio, si regge sulla ragione: e con la ragione si va per tentativi di riconciliazione, anche col sussidio dell’avvocato e del giudice. Ma purtroppo, non di rado prevale la vendetta. E tra le nazioni si scatenano le guerre. Il mondo è sempre agitato: non sa stare in pace perché non conosce il Dio della pace: che ha fatto la giustizia mediante la misericordia, rivelatasi in Gesù, Figlio di Dio crocifisso.

O Maria, quando non possiamo fare altro, aiutaci a “benedire” chi ci ha fatto del male, come ha detto Gesù (Lc 6,28).   

P. Antonio Francesconi