“Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”, perché, come scrive S. Marco, “apparve in altra forma (16,12), (“sotto altro aspetto” – CEI), per cui Gesù non si poteva riconoscere per quello che era prima della crocifissione.

“Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”…Uno di loro gli rispose: Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò loro: “Che cosa?”. Gesù domanda: “Che cosa?”. Quello che era accaduto a Gerusalemme, Gesù lo sapeva fin troppo bene, perché riguardava proprio lui, che “era stato consegnato dai capi dei sacerdoti e dalle autorità, perché fosse condannato a morte e fosse crocifisso”. E Gesù era lì presente, ma davanti ai due discepoli si comportò come fosse un “forestiero” che non sapeva niente del fatto di “Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo”, finito crocifisso.

Perché Gesù si comportato in un modo così misterioso? Perché voleva condurre i due discepoli alla fede, mediante la quale egli sarebbe stato riconosciuto, ma in modo radicalmente diverso. E quindi li lascia parlare delle loro “speranze” umane di liberazione politica di Israele. Ma poi, avendo essi richiamato il fatto delle “donne che  si erano recate al mattino  alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo”; avendo aggiunto che “alcuni dei nostri sono andati ala tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”, Gesù comincia ad alzare il velo del mistero per farsi riconoscere nella sua nuova realtà di Risorto.

E comincia con un dolce rimprovero: “Stolti e lenti di cuore a credere a tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”.

E qui si verifica un primo segno per riconoscere Gesù: “non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”. Dal momento in cui Gesù è risorto, si fa riconoscere dall’ “ardore del cuore” mentre si spiegano le Scritture che riguardano la sua vita, e specialmente la sua passione, morte e risurrezione.

E poi, Gesù si comporta ancora in modo misterioso nel concludere questo incontro. “Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: ”Resta con noi perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi. Ma egli sparì dalla loro vista”.

I discepoli riconobbero Gesù nel gesto che ha compiuto nell’ultima cena, quando ha istituito il Sacramento dell’Eucaristia, nel pane divenuto il suo Corpo e nel vino divenuto il suo Sangue. La Presenza reale di Gesù nell’Eucaristia è il secondo segno per riconoscere Gesù. Vediamo l’Ostia consacrata: crediamo e adoriamo Gesù!

Gesù che si presenta a noi in verità, ma “sotto altro aspetto”: nel Pane consacrato e nel Vino consacrato. Per questo, dopo la consacrazione, il sacerdote dice: “Mistero della fede!”. E noi rispondiamo: “Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

È veramente consolante attendere la venuta del Signore, con la certezza di fede che quel Gesù, che vedremo appena dopo la nostra morte, è già qui con noi nella santa Comunione per darci la grazia di incontrarlo per restare sempre con Lui, in Cielo.

 O  Maria, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.