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Messaggio del Superiore Generale P. Francisco Chagas Santos da Silva in occasione della Santa Pasqua 2020

colgo l’occasione di questo giovedì santo per un saluto cordiale e speciale a tutti i confratelli sacerdoti, proprio facendo memoria di ciò che celebriamo in questo giorno: l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale.

Come i discepoli, anche noi siamo chiamati a prendere parte al mistero di morte e risurrezione che nell’Ultima Cena di Gesù ha preso forma e sostanza.

Anche noi, come i discepoli, siamo chiamati a entrare in quel silenzio che ha qualificato quel momento così importante e significativo, per comprendere sempre di più cosa significhi il dono di una vita nella forma del sacrificio, ossia di una vita offerta senza riserve. È ciò che dà senso anche al nostro essere sacerdoti, poiché non si tratta di fare semplice ricordo di un evento passato, per quanto doloroso esso sia, ma di renderlo continuamente presente ed efficace attraverso il nostro agire quotidiano.

È un silenzio, un raccoglimento, che viene qualificato ancora di più dalla situazione che stiamo vivendo non per nostra scelta, ma forzati dalla presenza di un virus che nel silenzio e senza alcuna apparente visibilità agisce, mettendo in crisi non solo il fisico, ma anche lo spirito. Non è paragonabile all’esperienza della Croce, ma può essere visto come una possibile croce che siamo chiamati a portare in unione alla Passione di Cristo.

Non dimentichiamo che parlando del sacerdozio non possiamo limitarlo al solo aspetto ministeriale, ma vogliamo riferirci al sacerdozio che qualifica ogni battezzato; e dunque non posso non ricordare anche i nostri fratelli coadiutori e ricordare a loro l’impegno di vivere anch’essi questo raccoglimento e silenzio, perché portino anch’essi frutti abbondanti di grazia e di apostolato.

Allora sacerdozio ministeriale e sacerdozio battesimale trovano la loro piena comunione proprio nel mistero pasquale, principio e vertice della vita cristiana, poiché apre a una comunione che non è fatta solo di cose o di intenti, ma di vita vissuta.

Ciò significa che proprio questo è un chiaro invito a elevare lo sguardo a Colui che è Risorto, per trovare in Lui e per Lui il coraggio di essere vicini a quanti, mettendo a rischio la loro vita, sono costantemente vicini e a servizio dei malati. La Luce del Risorto sia per noi indicatrice

della strada da percorrere per uscire dal buio di questa situazione particolare, determinata dal virus, ma anche forza per abbattere la pietra che sovrasta e chiude i nostri cuori, avvolgendoli nel buio dei nostri particolarismi ed egoismi. Solo così saremo in grado di uscirne rinvigoriti e pronti a lavorare per una umanità rinnovata, o meglio, veramente nuova.

Faccio dunque i miei migliori auguri per una santa Pasqua a tutti i confratelli, alle consorelle Angeliche, ai Laici di s. Paolo, agli Affigliati e alla Gioventù Zaccariana. La luce della santa Pasqua illumini e il suo fuoco riscaldi gli animi di ciascuno, perché possiamo essere veri testimoni del Risorto.

Roma, 09/04/2020