5 luglio 2020. Solennità di S. Antonio Maria Zaccaria. – Domenica XIV del T.O.

Oggi, in questa Chiesa celebriamo la festa di S. A. M. Zaccaria, che è il Fondatore della nostra Famiglia religiosa, comprendente Sacerdoti (Chierici Regolari di S. Paolo), Suore (Angeliche di S. Paolo) e Laici (Laici di S. Paolo).

Il nostro Santo è un maestro di vita spirituale e negli “Scritti” che ci ha lasciato troviamo degli insegnamenti preziosi sulle vie della santificazione. La santificazione consiste nell’amare Dio sopra ogni cosa e nell’amare il prossimo come se stessi.

Riguardo all’amore di Dio e del prossimo, il S. Fondatore ha dato molta importanza all’intenzione con cui facciamo le cose. “L’intenzione”, dice, dev’essere “diritta, per il puro Onore di Dio”. Perché dice così? Perché nel bene che facciamo si può mescolare l’amor proprio, dove l’intenzione non è più l’ onore di Dio, ma il nostro onore: la vana gloria.  Gesù ci ha messo in guardia quando ha detto: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 6, 1). La vana gloria è come l’ombra che ci segue nelle azioni buone che facciamo: occorre che vigiliamo sui movimenti del nostro cuore e quando ci accorgiamo che la vana gloria ci sta insidiando, dobbiamo fermarci un momento e rivolgere al Signore una giaculatoria: per esempio: “Con te e per te, Signore Gesù!”; “Signore mio e Dio mio!”; “Dio, per il tuo nome, salvami!”; Gloria al Padre …; ecc.

Poi, il S. Fondatore dice che “l’intenzione dev’essere buona per l’Utilità del prossimo”. Questa “utilità” può essere di ordine materiale e di ordine spirituale: di ordine materiale come la salute, il lavoro, la casa; di ordine spirituale, fondamentalmente la salvezza propria e la salvezza delle anime. La pandemia ci ha messo alle strette e ci ha fatto capire che siamo responsabili gli uni degli altri: io devo stare attento per non contagiare te e tu devi stare attento per non contagiare me. E così anche per la salvezza dell’anima siamo tutti responsabili l’uno degli altri: “… pregate gli uni per gli altri per essere guariti ( o salvati). Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce  un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima e coprirà una moltitudine di peccati” (Giacomo 5, 16.19-20).

Ma dove S. Antonio M. Zaccaria ha concentrato l’ “Utilità del prossimo” è stato nel “rimuovere la tiepidezza”. Nella Lettera ai Coniugi Omodei (XI), egli porta molti esempi di tiepidezza, che ora non possiamo riferire, ma possiamo dare la sintesi che egli stesso ne offre: “Il fariseo –ovvero tiepido -… lascia stare le cose illecite, ma vuole le lecite tutte; raffrena la sensualità dell’opera, ma gli piace la sensualità del vedere; così vuole il bene che non vuole tutto il bene (cioè, non è preciso, non è esatto, non è costante); così si raffrena (si controlla) in parte, che non si vuole raffrenare in tutto: e non dico in un tratto e in poco tempo, ma neanche in più volte e in lungo tempo”. Insomma, il nostro Fondatore era un nemico della tiepidezza e della negligenza e la combatteva in se stesso e nei suoi discepoli. Del resto, il Signore ha detto: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Apocalisse 3, 15-16).

E l’intenzione “deve essere stabile e ferma , per il disprezzo di se stesso”. Il disprezzo di se stesso non è “il sentimento di chi non ha alcuna stima  o considerazione di se stesso”, non è “la noncuranza di se stesso”, ma è seguire l’esempio di Gesù che, essendo “il Signore e il Maestro” si è chinato a lavare i piedi agli apostoli (cfr.Gv 13, 12-16); che “essendo Dio, ha umiliato se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Filip. 2, 5-11); vuol dire: “ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, e ciascuno non guardi solo ai propri interessi, ma piuttosto a quelli degli altri” (Filip. 2. 3-4). –  “Chi non avesse queste buone e diritte intenzioni, cerchi di acquistarle… perché la sommamente buona intenzione merita di essere aiutata da Dio” (Scritti, p. 144). O Maria, aiutaci a cercare sempre la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

P. Antonio Francesconi