Omelia del 13 dicembre 2020. III Domenica di Avvento /B

“Lo  spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore” (Isaia 61, 1-2).  E’ proprio questo il passo del profeta Isaia che Gesù lesse nella sinagoga di Nazaret, inaugurando la predicazione del Vangelo.

“Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4, 20-21). Oggi, davanti a voi sta la persona di cui parla il profeta Isaia.  Su di me è lo Spirito del Signore Dio; il Signore mi ha consacrato e mi  ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia de Signore”.

  1. Luca dice che “tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano. “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Infatti, Gesù è “il figlio di Giuseppe”, vero uomo, “falegname” anche lui come il padre (Mc 6,3), ma è anche il Figlio di Dio. E dalla sua bocca escono “parole di grazia” perché è il Figlio di Dio. E lo Spirito Santo è sopra di lui, perché è il Figlio di Dio; e annunzierà ai poveri il lieto annunzio che “di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3), perché è il Figlio di Dio; e dirà a coloro che hanno il “cuore spezzato”: “Beati gli afflitti perché saranno consolati” (Mt 5,4), perché è il Figlio di Dio; e dirà agli “schiavi”: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati” (Mt 5,6), perché è il Figlio di Dio; e “promulgherà l’anno di grazia del Signore” nella “misericordia” (Mt 5, 7), perché è il Figlio di Dio.

“Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. “Oggi”: come Gesù ha reso attuale la profezia di Isaia con la sua presenza nella sinagoga di Nazaret, così Gesù rende presente la stessa profezia mediante i suoi ministri.

Chi sono oggi i ministri di Gesù? Sono i vescovi, con il successore di Pietro a capo e con i sacerdoti come cooperatori. Questi hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine sacro con il quale sono stati investiti di Spirito Santo e sono stati trasmessi loro i poteri di Gesù. I vescovi e i sacerdoti esercitano questi poteri, nella predicazione del Vangelo e nell’amministrazione dei Sacramenti.

Quando il sacerdote predica è Cristo che annunzia il Vangelo; quando il sacerdote battezza è Cristo stesso che battezza; quando il sacerdote celebra la Messa è Cristo che fa quello che ha fatto nell’ultima cena; quando il sacerdote assolve è Cristo che perdona i peccati.

Quindi Cristo è “OGGI”: “Cristo resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore” (Ebr. 7,24-25). (Cfr. Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Liturgia, n. 7).

Quale grazia essere nati ed essere cristiani! Abbiamo sempre Gesù con noi. Comprendiamo l’importanza del Natale e della devozione filiale alla Madonna. Accogliamo con cuore gioioso e riconoscente la Grazia di Dio in Cristo e nella Chiesa.

DALLA  “RIFLESSIONE”  di Papa Francesco, pronunciata l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, prima dell’Angelus, in piazza San Pietro.

“Fratelli e sorelle, la grazia di Dio è offerta a tutti; e molti che su questa terra sono ultimi, in cielo saranno i primi (cfr Mc 10,31). Attenzione però. Non vale fare i furbi: rimandare continuamente un serio esame della propria vita, approfittando della pazienza del Signore – Lui è paziente, Lui ci aspetta, Lui c’è sempre per darci la grazia -. Noi possiamo ingannare gli uomini, ma Dio no, Lui conosce il nostro cuore meglio di noi stessi. Approfittiamo del momento presente! Questo è il senso  cristiano del profittare del giorno: non godere la vita nell’attimo che fugge, no, questo è il senso mondano. Ma cogliere l’oggi per dire “no” al male e “sì” a Dio; aprirsi alla sua Grazia; smetterla finalmente di ripiegarsi su se stessi, trascinandosi nell’ipocrisia. Guardare in faccia la propria realtà, così come siamo; riconoscere che non abbiamo amato Dio e non abbiamo amato il prossimo come dovevamo, e confessarlo. Questo è iniziare un cammino di conversione chiedendo prima di tutto perdono a Dio nel Sacramento della Riconciliazione, e poi riparare il male fatto agli altri. Ma sempre aperti alla Grazia. Il Signore bussa alla nostra porta, bussa al nostro cuore per entrare con noi in amicizia, in comunione, per darci la salvezza. E questa è per noi la strada  per diventare “santi e immacolati”. La bellezza incontaminata della nostra Madre  è inimitabile, ma nello stesso tempo ci attira. Affidiamoci a lei, e diciamo una volta per sempre “no” al peccato e “sì” alla Grazia”.

Ringraziamo il Signore per questa esortazione del nostro Santo Padre e facciamo un proposito sincero di rniconciliarci con Dio col Sacramento della Confessione.

P. Antonio Francesconi