Antifona d’ingresso (Salmo 24, 1-3). A te, Signore, innalzo l’anima mia, mio Dio, in te confido: che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici! Chiunque in te spera non resti deluso.

Ci avviciniamo ogni anno di più alla venuta del Signore Gesù. Innalziamo la nostra anima al Signore nostro Dio, sperando nella sua misericordia. “Mio Dio, in te confido”.

Prima lettura. Dal libro del profeta Geremia (33, 14-16). “Ecco verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda… farò germogliare per Davide un germoglio giusto…”. La “promessa di bene” è Gesù, nato dalla Vergine Maria; è il Salvatore che dovrà nascere dalla discendenza di Davide,  raffigurato in un germoglio giusto”. Gesù “eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra”, ossia salverà gli uomini dal peccato e li ricondurrà a Dio. Questo è il mistero profondo del Natale: Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza: dobbiamo salvarci; questa è la nostra responsabilità.

Dal Vangelo secondo Luca  (21, 25-28.34-36). “Gesù disse ai suoi discepoli: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte”. Adesso le “potenze dei cieli” si regolano in  modo perfetto: La terra gira intorno al sole, la luna gira intorno alla terra, le stelle si muovono con ordine. “In quel tempo”, invece, “le potenze dei cieli saranno sconvolte”: l’universo sarà tutto distrutto.

“Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”; alla distruzione dell’ordine materiale succederà un ordine spirituale, in cui Gesù sarà il re glorioso e gli uomini buoni regneranno con lui.

“Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”: “liberazione” sta per “redenzione”; la redenzione operata da Gesù,  mediante il suo Sangue, raggiungerà il suo compimento nella sua manifestazione gloriosa e con la liberazione dalla morte, cioè con la risurrezione dei corpi.

“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”. Solo con la preghiera è possibile avere la forza  di sostenere la presenza del Giudice divino: “…non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell’assemblea dei giusti” (Salmo 1).

Seconda lettura. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (3,12-4,2).  “Fratelli, il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore fra voi e verso tutti, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi”. Dunque, sappiamo come dobbiamo andare incontro a Gesù: “nell’amore fra noi e verso tutti”.

E il Papa, nella catechesi del mercoledì 24 novembre, ci offre due indicazioni pratiche,  sull’esempio di S. Giuseppe: S. Giuseppe che “passa inosservato”; S. Giuseppe, “custode dei legami umani”.

“S. Giuseppe passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, della presenza  discreta e nascosta … Egli ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in seconda linea”  sono importanti per la nostra salvezza. “Il mondo ha bisogno di uomini e donne in seconda linea, ma che sostengono lo sviluppo della nostra vita, di ognuno di noi, con la preghiera, con l’esempio , con l’insegnamento”.

“S. Giuseppe, custode dei legami umani, in primo luogo di Maria e di Gesù” . “… la nostra vita è fatta di legami  che ci precedono e ci accompagnano. Il Figlio di Dio, per venire al mondo, ha scelto la via dei legami” familiari e sociali. Cari fratelli e sorelle, penso a tante persone che fanno fatica a ritrovare dei legami significativi nella loro vita, e proprio per questo arrancano, si sentono soli, non hanno la forza e il coraggio per andare avanti”.

Osservo che i primi legami sono quelli della famiglia, ma anche la parrocchia è una famiglia. E verso la parrocchia si ha il dovere di custodire i legami spirituali, cercando di partecipare alle iniziative che la rendono viva, accogliendo gli inviti come cosa che ci riguarda personalmente. Se il Signore ci chiama, noi dobbiamo rispondere. Non sciupiamo la grazia di Dio.

Il Papa conclude con una preghiera a S. Giuseppe.

“San Giuseppe, tu che hai custodito i legami con Maria e con Gesù, aiutaci ad aver cura delle relazioni nella nostra vita. Nessuno sperimenti quel senso di abbandono che viene dalla solitudine. Ognuno si riconcili con la propria storia, con chi lo ha preceduto, e riconosca anche negli errori commessi un modo attraverso cui la Provvidenza si è fatta strada, e il male non ha avuto l’ultima parola. Mostrati amico per chi fa più fatica, e come hai sorretto Maria e Gesù nei momenti difficili, così sostieni anche noi nel nostro cammino. Amen”.    

P. Antonio Francesconi, B.