Prima lettura . Dal libro della Sapienza 7,7-11.

“Pregai e … venne in me lo spirito di sapienza”. Che cos’è la sapienza? La sapienza è un dono dello Spirito Santo,  che ci rende capaci di giudicare e di ordinare ogni cosa secondo l’ultimo fine, che è Dio. “Per qual fine Dio ci ha creati? Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell’altra vita, in Paradiso” (Catechismo di S. Pio X). La visione e il godimento di Dio è il fine che Dio stesso ci ha prefissato: Dio è il nostro vero fine perché egli è il sommo ed unico Bene.

Che cos’è “la ricchezza al confronto”  della sapienza che ci offre il  godimento eterno di Dio? “Nulla”. “Tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta”. Non esiste altro vero tesoro all’infuori di Dio: è bene tutto ciò che ci conduce a Dio; è male tutto ciò che ci allontana da Dio.

Seconda lettura. Dalla lettera agli Ebrei 4, 12-13.

Ome si fa a raggiungere Dio? Ascoltando la sua parola e cercando di metterla in pratica. Perché “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra”  nelle profondità dell’anima ”e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto”.

La parola di Dio toglie dal nostro cuore ciò che è contrario all’amore di Dio, cioè l’egoismo, e rinvigorisce l’amore di Dio, che ci predispone al dono della sapienza. Infatti ,”la sapienza non entra in un’anima che opera il male né abita in un corpo  schiavo del peccato” (Sap. 1,4).  “Il corpo non è cattivo per se stesso. Può però diventare strumento del peccato ed essere così il tiranno dell’anima” (cf Rom 7,14-24; Gv 8,34).(Nota B.G. p. 1378). Se il corpo è tiranno dell’anima, non c’è l’amore di Dio; se non c’è l’amore di Dio, non c’è la sapienza di Dio. Al suo posto c’è l’ignoranza, l’insipienza, la stoltezza, l’avventatezza. “Insieme a lei (alla sapienza) mi sono venuti tutti i beni”, senza di lei mi sono venuti tutti i mali. Di quanto amor di Dio c’è bisogno nel matrimonio, , nella famiglia, nella politica!…

Dal Vangelo secondo Marco 10, 17-27.

“Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo”: in questa parola di Gesù c’è la sapienza: “Nessuno è buono se non Dio solo”. Gesù è Dio; seguire Gesù in questa vita è la via della sapienza, perché ci fa ritrovare Dio in cielo. Perciò, “Gesù fissò lo sguardo” su quest’uomo, che “fin dalla giovinezza” aveva amato Dio osservando i comandamenti e “gli disse: Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Seguire Gesù sarebbe stata la prova più certa del suo amore per Dio e la scelta più sapiente. Purtroppo, quell’uomo  “possedeva molti beni, si fece scuro in volto e se ne andò rattristato”.

Le ricchezze, in se stesse sono buone, Ma rischiano di compromettere  il possesso dell’unico vero bene, che è Dio; bisogna usarle per fare il bene, come ha fatto il buon samaritano. “Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli:  “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio!”. I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse  loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio!”

È  possibile a Dio cambiare il cuore dell’uomo dall’attaccamento egoistico ai beni terreni all’impiego degli stessi beni per fare del bene: “Io ho avuto fame  e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ?… Rispondendo il re dirà loro. In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. … E i giusti se ne andranno alla vita eterna” (Mt. 25, 35-37.40. 46). È  quanto mai attuale!

O Maria, ci affidiamo a te per raggiungere Dio “in povertà di spirito” (Mt 5,3).

P. Antonio Francesconi, barnabita