N.S. Gesù Cristo Re dell’universo.

Antifona d’ingresso (Ap. 5,12; 1,6). “L’Agnello immolato è  degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza,  forza e onore: a lui gloria e potenza nei   secoli dei secoli. “L’Agnello immolato”  è Gesù, “che ci ha liberati dai nostri  peccati con il suo sangue, che fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre”  (Ap. 1,5-6): noi, che crediamo in Gesù e siamo stati lavati dai peccati, formiamo un “regno di sacerdoti”, uniti a Gesù Sacerdote e offriamo a Dio l’intero universo in sacrificio di lode.

Prima lettura. Dal libro del profeta Daniele (7, 13-14). “Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui” .

Questo “figlio d’uomo” è un uomo, ma un uomo che supera misteriosamente la condizione umana. Questo “figlio d’uomo” sarà Gesù. Gesù chiama se stesso “Figlio dell’uomo” e lo fa quando parla delle sue umiliazioni e quando parla della sua glorificazione.

Per esempio: “E’ venuto il Figlio dell’uomo , e dicono: “Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11,19); “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire  e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28); “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini che lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà (Mt 18,22) .

“Mentre discendevano dal monte (della trasfigurazione), Gesù ordinò ai discepoli: “Non parlate a nessuno di questa visione finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti” (Mt 17,9); “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mt 24,30); “il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria” (Mt 25,31).

Ma Gesù chiama se stesso “Figlio dell’uomo” nel momento decisivo del processo davanti al Sinedrio: “…il Sommo Sacerdote gli disse: “Ti scongiuro per il Dio vivente, perché tu ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. “Tu l’hai detto”, rispose Gesù, anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,63-64). Gesù avvalora la sua dichiarazione di essere il Cristo, il Figlio di Dio, appellandosi alla profezia di Daniele  7,13.

“Allora il Sommo Sacerdote, strappandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Voi avete inteso la bestemmia. Che ve ne pare?”. E tutti lo condannarono, sentenziando  che aveva meritato la morte”  (Mt 27,63-66).  Gesù ha meritato la morte perché ha detto la verità su Se stesso, cioè di essere il Cristo (= Messia), il Figlio di Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni. 18,33-37. “Pilato disse a Gesù: “Sei tu il re dei Giudei”?. Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?. Pilato disse: “Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei, ma il mio regno non è di quaggiù”.

Quando Gesù moltiplicò i pani per cinquemila uomini, “la gente, visto il segno che aveva compiuto, cominciò a dire. “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo” (Gv 6,15). Ora, invece, accetta le conseguenze della sua testimonianza alla verità, la condanna a morte,  e sarà un re crocifisso. “Allora Pilato gli disse. “Dunque tu sei re?” Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. “Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei” (Gv 19,19).

Per credere a Gesù, bisogna essere “dalla verità”, cioè bisogna essere onesti, semplici, liberi dagli interessi terreni: “Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio” (Gv 3,21).

O Maria, fa’ che amiamo la verità, e siamo pronti a testimoniarla, come Gesù.

P. Antonio Francesconi, barnabita