Omelia del 3 ottobre 2021. Domenica XXVII del T.O. / B

Prima lettura . Dal libro della Genesi 2,18-24.

“Il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. L’uomo e la donna sono creati da Dio; creati da Dio vuol dire che sono voluti da Dio. “Essere uomo”, “essere donna” è una realtà buona, voluta da Dio: l’uomo e la donna hanno una insopprimibile dignità che viene loro direttamente dal loro Creatore. L’uomo e la donna  sono, con una identica dignità, “a immagine di Dio”.  Nel loro “essere uomo” ed  “essere donna” riflettono la sapienza e la bontà del Creatore. L’uomo e la donna sono perfettamente uguali in quanto persone umane  e diverse nel loro rispettivo essere “di maschio” e “di femmina”. (Catechismo della Chiesa cattolica –CCC- n. 369).

Creati insieme, l’uomo e la donna sono voluti da Dio l’uno per l’altro: “Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali … e li condusse all’uomo … Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame … ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo … gli tolse una delle costole … formò con la costola  che aveva tolta all’uomo una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta. “L’uomo scopre la donna  come un altro “io” della stessa umanità” (CCC 371). “L’uomo e la donna sono voluti da Dio l’uno per l’altro, sono fatti l’uno per l’altro; li ha creati per una comunione di persone, nella quale ognuno può essere aiuto all’altro, perché sono a un tempo uguali in quanto persone (“osso dalle mie ossa”) e complementari in quanto maschio e femmina :”Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne” (Gen 1,24). Nel matrimonio Dio li unisce in modo che, formando una sola carne, possano trasmettere la vita umana: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra” (Gen 1,28).  “Trasmettendo ai loro figli la vita umana, l’uomo e la donna, come sposi e genitori, cooperano in modo unico all’opera del Creatore” ( CCC 372).

Seconda lettura. Dal vangelo di Marco 10,2-12 (forma breve).

“Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandarono a Gesù se è lecito ad un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere  un atto di ripudio e di ripudiarla”.  Gesù disse loro: “per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della (Dio) li fece maschio e femmina; per questo, l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due , ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (CCC 2382).

Il Signore  Gesù ha insistito sull’intenzione originaria del Creatore che voleva un matrimonio indissolubile: “Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio (Dt 24,1); ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio” (Mt 5,31-32).

Matteo 19, 3-9 uguale a Marco 10,9.  Luca 16,18: “Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio”.

  1. Paolo ai Corinzi 7, 10-11: “Agli sposati poi ordino, non io ma il Signore: la moglie non si separi dal marito – e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili col marito – e il marito non ripudi la moglie”.

“Gesù ha abolito le tolleranze  che erano state introdotte e a poco a poco nella Legge antica (Mt 19,7-9). Tra i battezzati il matrimonio rato e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà umana, eccetto la morte” ( CCC 1141).

“La separazione degli sposi, con la permanenza del vincolo matrimoniale, può essere legittima in certi casi  contemplati dal Diritto canonico (CCC 2383- 1151-1155).

“Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto liberamente stipulato dagli sposi  di vivere l’uno con l’altro fino alla morte. Il divorzio offende l’Alleanza della salvezza, di cui il matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova  in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente” (CCC2 384). “L’amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile. È questa la conseguenza del dono di se stessi che gli sposi si fanno l’uno all’altro. L’amore vuole essere definitivo” (CCC 1646)“Può sembrare difficile, e perfino impossibile, legarsi per tutta la vita  ad un essere umano. È  perciò quanto mai necessario annunciare la buona novella che Dio ci ama di un amore definitivo e irrevocabile, che gli sposi sono partecipi di questo amore, che egli li conduce   e li sostiene, e che attraverso la loro fedeltà possono essere testimoni dell’amore fedele di Dio” (CCC 1648).

Dobbiamo pregare incessantemente la Madonna per tante persone che soffrono per il naufragio del loro matrimonio. Per i divorziati risposati civilmente, il Catechismo al n. 1650 propone l’insegnamento del Papa S. Giovanni Paolo II.  “Oggi  , in molti paesi,  sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra , commette adulterio verso di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”. Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione , se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare le responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza  non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza  e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza”. “Siano esortati  ad ascoltare la parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità  a favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio” (S. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio  84) (CCC 1650).

P. Antonio M. Francesconi