7 giugno 2020. Santissima Trinita’/A . Es 34,4-6.89; 2 Cor 13,11-13; Gv 3,16-18.

“Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui (Mosè) e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità”.

Dio ha rivelato a Mosè il suo nome, cioè la sua natura: la natura di Dio è la “misericordia e la pietà”, la compassione; è la “pazienza”; è “ricchezza di amore”; è  “fedeltà”. Dio è fedele a Se stesso, alle sue promesse di salvezza. Infatti, “ha camminato in mezzo al suo popolo” guidandolo nel deserto fino alla terra promessa; ha perdonato i suoi peccati e ha fatto del popolo ebreo “la sua eredità”.

La prova della fedeltà di Dio al suo popolo è stato l’invio costante dei profeti, che hanno parlato a nome del Signore. Ma Dio ha mandato l’angelo Gabriele alla Vergine Maria, predestinata a diventare la madre del suo Figlio fatto uomo. E la Vergine Maria esalta la misericordia di Dio: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.(…). Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. (…) Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre” (Lc 1,46-55).

Grazie alla Vergine Maria, Dio si è incarnato e ha “camminato” fisicamente “in mezzo al suo popolo”, per le vie della Palestina. E il Figlio di Dio fatto uomo “ha perdonato la nostra colpa e il nostro peccato”, non solo perdonando i peccatori con la sua parola, ma assumendo su di Sé le colpe di tutta l’umanità e lasciandosi volontariamente crocifiggere in riparazione  dei peccati: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”(Gv 3,16).  Gesù crocifisso è la rivelazione più potente e più chiara  della misericordia di Dio. Contempliamo il Crocifisso e dal cuore salga l’esclamazione: IL MIO DIO CROCIFISSO PER ME!

Nella catechesi sulla preghiera del 3 giugno, il Papa ha detto: Nella storia di Abramo, “Dio non è più visto … come un Dio lontano, che può incutere terrore. Il Dio di Abramo diventa “il mio Dio”, il Dio della mia storia personale, che guida i miei passi, che non mi abbandona; il Dio dei miei giorni, il compagno delle mie avventure; il Dio Provvidenza. Io mi domando e vi domando: noi abbiamo questa esperienza di Dio? Il “mio Dio”, il Dio che mi accompagna, il Dio della mia storia personale, il Dio che guida i miei  passi, il Dio dei miei giorni. Abbiamo questa esperienza. Pensiamoci un po’”. 

  1. Paolo scrive ai Corinzi: “Siate gioiosi…”. Certo, siamo gioiosi: se ci rendiamo conto dell’immensa grazia che abbiamo ricevuto dalla Misericordia di Dio, il cuore si riempie di umiltà e di gioia; e “tendiamo alla perfezione”, cioè a far contento il Signore; e “ci facciamo coraggio a vicenda”; e “viviamo in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con noi”.

“Padre santo, poiché non sappiamo pregare come si conviene, donaci il tuo Santo Spirito perché aiuti la nostra debolezza e interceda per noi” (Dalle “Invocazioni” delle Lodi della Solennità della Santissima Trinità).