Antifona d’ingresso  (Fil. 4, 4-5). “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!”. Nell’imminenza del Natale, la Chiesa ci invita  alla gioia, perché ci apprestiamo a celebrare il grande avvenimento della nascita di Gesù, che è Dio nostro salvatore.

Prima lettura. Dal libro del profeta Sofonia  (3,14-17). “Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme. Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico”. Questo è il motivo vero della gioia: Dio perdona i nostri peccati, revoca la nostra condanna, riporta definitiva vittoria sul suo nemico e sul nostro nemico, che è Satana.

“Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: “Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!. Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente”. Il Signore ci ha concesso non solo il perdono dei peccati ma la riconciliazione con Lui, la comunione con Lui. Il Signore è più intimo a noi, di noi stessi.

“Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”.  Noi dobbiamo gioire per essere salvati da Dio, ma Dio stesso gioisce per essere il nostro salvatore.

Seconda lettura. Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Filippesi  (4,4-7). “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!”. Il Signore è vicino perché, “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14); è vicino perché sta nella Chiesa, in particolare, nel Sacramento dell’Eucaristia; è vicino perché lo incontreremo nel momento della nostra morte; è vicino perché ritornerà alla fine dei tempi. È vicino perché ci ama e l’essere amati da Dio deve renderci amabili e fiduciosi in Lui: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”.

Dal Vangelo secondo Luca (3,10-18). “In quel  tempo le folle interrogavano Giovanni dicendo: “Che cosa dobbiamo fare?”. Rispondeva loro: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”: quindi non essere preoccupati solo del proprio interesse; non fare del proprio “io” la ragion d’essere della propria vita.

“Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: “Maestro, che cosa dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato  fissato”: quindi essere giusti, non sfruttare il prossimo.

“Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi , che cosa dobbiamo fare?”. Rispose loro: “Non maltrattate e non estorcete  niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe”.   

Giovanni Battista non chiedeva grandi gesti, ma l’amore del prossimo, nella generosità verso i bisognosi e nell’onestà nell’esercitare la propria professione.

A Natale, dobbiamo accogliere Gesù, ma non dobbiamo dimenticare che Gesù ha detto: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…; ero nudo e mi avete vestito” (Mt 25,35-36). Perciò, Gesù vuole essere accolto in ogni uomo, soprattutto nei poveri e nei tribolati. Ben 100 milioni di bambini, nel mondo,  vivono oggi in povertà. In Italia, oltre un milione di persone è scivolato sotto la soglia della povertà assoluta nel 2020.  A Roma, è triplicato il bisogno di cibo. Anche nella nostra parrocchia, si provvede a offrire da mangiare a chi ne ha bisogno.

O Maria, dacci tanto amore a Gesù che da te è nato povero.

P. Antonio Francesconi, B