Omelia del 31 ottobre 2021. XXXI Domenica del T.O. /B

Antifona d’ingresso. (Salmo 37/38, 22-23). “Non abbandonarmi, Signore, mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, o Signore, mia salvezza”

Abbiamo bisogno di chiedere al Signore  di non abbandonarci, di non stare lontano da noi, di venire in nostro aiuto, perché il Signore è la nostra salvezza.

Prima lettura. Deuteronomio 6, 2-6. Mosè parla al popolo ebreo e gli raccomanda di temere il Signore suo Dio, osservando i suoi comandi, e di trasmetterli ai figli e ai figli dei figli, “affinché si prolunghino i tuoi giorni”: nell’osservanza dei comandi del Signore è il segreto della vita; è il segreto della felicità: “perché tu sia felice”. L’uomo è felice, in pace con se stesso e con gli altri, quando osserva  i comandamenti del Signore, perché Lui sa che cosa giova al nostro bene; Lui che ci ha creato.

Poi Mosè enuncia il grande comandamento: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l‘anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore”.

E difatti gli Ebrei recitano ogni giorno questo comandamento, come preghiera del mattino e della sera.

La risposta che anche noi diamo al Signore è nel Salmo responsoriale: “Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore. Mio Dio, mio rifugio… Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici…”.

Dal Vangelo secondo Marco 12,28-34.  Rispondendo alla domanda dello scriba: “Qual è il primo di tutti i comandamenti”?, Gesù riprende parola per parola, la parola di Mosè: “Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico  Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. “Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi”.

Gesù collega l’amore del prossimo all’amore di Dio, perché diventa il segno dell’amore di Dio: si ama Dio per Se stesso e il prossimo per amore di Dio. S. Giovanni afferma “Se uno dicesse: “Io amo Dio” e odiasse il suo fratello, è un mentitore”….”. “Questo è il comandamento  che abbiamo da lui: chi ama Dio ami anche il suo fratello” (I Gv 4,20-21).

Gesù è il “modello” che dobbiamo imitare: Egli ha amato il Padre e per amore del Padre, ha dato la vita per noi.

San Vincenzo De’ Paoli ci mostra molto bene come l’amore del prossimo è unito all’amore di Dio. “Dio ama i poveri e per conseguenza ama quelli che amano i poveri. … Così abbiamo ragione di sperare che per amore di essi, Dio amerà anche noi. Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell’ora della preghiera avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l’intenzione della preghiera. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato la preghiera. Non è lasciare Dio quando  si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. Se lasciate la preghiera per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La  carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. Tutti quelli  che ameranno i poveri in vita, non avranno alcun timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni” (Liturgia delle Ore, 27 settembre).

O Maria, insegnaci ad amare Dio sopra ogni cosa, e il prossimo per amore di Dio.

P. Antonio Francesconi, B